La Harley-Davidson col motore da trattore: la sfida canadese al mito dell’elettrico

Un gruppo di studenti UBC converte una Harley-Davidson Softail con motore diesel Kubota, puntando sul biodiesel per una mobilità più sostenibile.

La Harley-Davidson col motore da trattore: la sfida canadese al mito dell’elettrico
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Massimo Schimperla
Pubblicato il 20 ago 2025

In un’epoca in cui la mobilità sostenibile sembra viaggiare esclusivamente su binari elettrici, arriva dal Canada una provocazione che non passa inosservata: una Harley-Davidson Softail equipaggiata con un motore da trattore e alimentata da biodiesel ricavato da olio da cucina usato. Un progetto che nasce all’Università della Columbia Britannica e che punta a dimostrare come le soluzioni sostenibili possano prendere strade sorprendenti e immediate, ben oltre la sola elettrificazione.

L’idea prende forma tra le mura dell’ateneo grazie a un gruppo di studenti guidati da Alex Jennison, giovane e determinato a ridurre le emissioni della flotta universitaria. Ma, invece di inseguire la via più battuta delle batterie e dei motori elettrici, il team opta per un approccio pratico, accessibile e, soprattutto, alternativo. Il cuore pulsante di questa sfida è un robusto diesel Kubota, un motore agricolo noto per la sua affidabilità, che viene sapientemente installato sul telaio della celebre moto americana.

“Dodici mesi di lavoro intenso, notti insonni e una quantità innumerevole di tentativi e saldature per riuscire a far ruggire un motore diesel di trattore su una Harley-Davidson”, racconta Jennison. L’impresa, lontana da qualsiasi scopo di lucro, nasce con l’obiettivo di mostrare al mondo che i carburanti puliti non sono una promessa lontana, ma una realtà già disponibile e funzionale, persino in condizioni climatiche estreme come quelle canadesi.

Il risultato è una motocicletta dal carattere deciso, che si fa notare non solo per l’aspetto massiccio, ma anche per la sua versatilità: il motore accetta sia biodiesel convenzionale sia combustibile prodotto a partire da olio da cucina usato, facilmente reperibile nelle mense universitarie. Un vero e proprio manifesto su due ruote, che porta con sé un messaggio chiaro: la transizione verso energie alternative può essere rapida, efficace e sfruttare le infrastrutture già esistenti.
La riflessione di Jennison va oltre il semplice esercizio tecnico. Secondo il giovane ingegnere, i veicoli elettrici rappresentano certamente una parte importante della soluzione al cambiamento climatico, ma comportano anche problemi legati all’estrazione di minerali come il cobalto e il litio, con impatti sociali e ambientali non trascurabili. In questo scenario, il biodiesel emerge come alternativa immediata, capace di valorizzare le competenze dei meccanici già formati sui motori diesel e di riutilizzare risorse altrimenti destinate allo smaltimento.
“Perché non alimentare le flotte municipali con olio da cucina usato proveniente dalle mense universitarie? I meccanici sanno già dove mettere le mani, e la maggior parte dei veicoli utilizza ancora il diesel”, sottolinea Jennison, invitando a una riflessione pragmatica sulle possibilità offerte dai carburanti puliti nel breve termine.
Il progetto, tuttavia, non si ferma alla fase sperimentale. La prossima sfida per il team sarà un viaggio di quasi 2.000 chilometri a bordo della Harley modificata, un vero banco di prova per testare affidabilità e resistenza del mezzo e, soprattutto, per sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema delle soluzioni sostenibili. Per sostenere questa impresa, gli studenti hanno lanciato una raccolta fondi su GoFundMe, raggiungendo finora circa 5.000 dollari canadesi sui 15.000 necessari. L’obiettivo, però, non è solo economico: la vera meta è stimolare un dibattito aperto e costruttivo su come ripensare la mobilità in chiave sostenibile.
La Harley-Davidson diesel, rumorosa, pesante e decisamente fuori dagli schemi, si trasforma così in simbolo di una nuova visione della sostenibilità: non esiste una sola strada per ridurre le emissioni e tutelare l’ambiente, ma una pluralità di percorsi che possono convivere e integrarsi. L’esperimento della Università della Columbia Britannica dimostra che la ricerca e l’innovazione possono offrire risposte concrete e subito applicabili, senza dover attendere una completa transizione all’elettrico. In fondo, la vera rivoluzione passa anche da idee audaci e dal coraggio di sfidare le convenzioni, per immaginare un futuro in cui la sostenibilità sia davvero alla portata di tutti.

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