Fantic in crisi: 136 milioni di debiti e sei mesi per salvarsi

Fantic affronta una crisi finanziaria con 136 milioni di debiti. Ristrutturazione, tagli e il sostegno di Buzzi spa e VeNetWork per il rilancio.

Fantic in crisi: 136 milioni di debiti e sei mesi per salvarsi
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Marianna Bortevi
Pubblicato il 13 ago 2025

Lo storico marchio italiano delle due ruote sta attraversando una delle fasi più drammatiche della sua lunga storia. Fantic, simbolo di innovazione e passione motociclistica, si trova ora a fronteggiare una crisi finanziaria senza precedenti: un’esposizione debitoria di ben 136 milioni di euro rischia di mettere la parola fine a un’avventura industriale iniziata oltre mezzo secolo fa. La situazione è così grave che il tribunale di Venezia ha concesso all’azienda solo sei mesi di tempo per presentare un piano di risanamento convincente e salvare così il proprio futuro.

Negli ultimi anni, la dirigenza guidata dal CEO Mariano Roman aveva provato a imprimere una svolta decisiva. Il progetto di rilancio, avviato nel 2022, era apparso fin da subito ambizioso e ben strutturato: dalla diversificazione del catalogo al ritorno di modelli iconici, passando per il debutto in competizioni di alto livello. In particolare, la reintroduzione della mitica Fantic Caballero 700 aveva riacceso l’entusiasmo degli appassionati, mentre l’ingresso nella categoria Moto2 rappresentava una sfida inedita e di grande prestigio per il marchio veneto.

Ma il vero salto nel futuro era rappresentato dalla svolta verso la mobilità elettrica. Fantic aveva puntato forte sulla nuova Fantic Motard EV e sulla XEF elettrificata, proponendo soluzioni all’avanguardia in un mercato in rapida evoluzione. Tuttavia, proprio questa strategia si è rivelata il tallone d’Achille dell’azienda. Il segmento dei veicoli elettrici a due ruote, infatti, non ha risposto alle aspettative: le vendite sono rimaste ben al di sotto delle previsioni, complice anche un prezzo di listino poco competitivo e una domanda ancora troppo acerba rispetto alle tecnologie tradizionali.

La crisi, latente da tempo, è esplosa in tutta la sua gravità nel 2025. Il peso del debito ha costretto la società a misure drastiche: i circa 140 dipendenti hanno dimostrato grande senso di responsabilità e attaccamento al marchio, accettando riduzioni di orario e di stipendio pur di contribuire alla sopravvivenza di Fantic. Un sacrificio che racconta meglio di ogni parola quanto questa azienda sia radicata nel tessuto produttivo e sociale italiano, dal 1968 a oggi.
Nonostante le difficoltà, esistono spiragli di speranza. Una delle carte vincenti potrebbe essere rappresentata dalla particolare struttura proprietaria di Fantic. L’azienda fa capo al consorzio VeNetWork, una realtà composta da 31 azionisti tra cui figurano alcuni dei più importanti imprenditori italiani. Questo network di eccellenze ha già dimostrato di credere nel potenziale del marchio, sostenendolo nei momenti più delicati.
Tra i soci di maggior peso spicca la multinazionale Buzzi spa, attiva nel settore del cemento e delle costruzioni. Già nel biennio 2023-2024, Buzzi ha effettuato importanti investimenti nel capitale di Fantic, rafforzando la struttura finanziaria dell’azienda. Non solo: è stata annunciata una nuova iniezione di capitali entro la fine del 2025, segno che il gruppo crede ancora nella possibilità di un vero rilancio.
Il percorso verso la ristrutturazione sarà tutt’altro che semplice. Il management dovrà lavorare su più fronti: ridefinire la gamma prodotti, individuare segmenti di mercato realmente redditizi, rinnovare la fiducia dei consumatori e, soprattutto, mettere a punto una strategia industriale sostenibile e credibile agli occhi degli investitori e del tribunale. Il tempo stringe e ogni errore potrebbe risultare fatale.
La vicenda di Fantic è emblematica delle difficoltà che anche i marchi storici possono incontrare in un contesto globale sempre più competitivo e imprevedibile. La rapidità con cui cambiano le regole del mercato, soprattutto nel settore della mobilità e delle tecnologie green, impone scelte coraggiose e una capacità di adattamento fuori dal comune.
Resta il valore di un’eredità industriale che ha segnato la storia italiana delle due ruote e la determinazione di chi, all’interno e all’esterno dell’azienda, continua a lottare per non disperdere questo patrimonio. Se Fantic riuscirà a superare questa tempesta, sarà grazie a una combinazione di passione, visione strategica e sostegno di una compagine azionaria solida e lungimirante. Solo il tempo dirà se questa icona saprà reinventarsi ancora una volta e riconquistare il posto che le spetta nel cuore degli appassionati e sul mercato internazionale.

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